Catania è scesa in strada per manifestare contro i numerosi femminicidi di cui il nostro Paese continua a macchiarsi. Dopo l’uccisione di Giulia Cecchettin e le parole di sua sorella Elena, che ha chiesto di non restare in silenzio, nella serata di giovedì le donne catanesi (affiancate anche da tanti uomini), si sono incontrate alla Villa Bellini e da lì hanno marciato lungo tutta la via Etnea e, soprattutto, hanno fatto tanto rumore come segno di protesta.
“Una passeggiata rumorosa”, è stata definita dalle organizzatrici di Non Una di Meno, il movimento transfemminista attivo da anni contro la violenza di genere. “Se domani non torno, sorella, brucia tutto” è lo slogan impresso sullo striscione rosa che apriva il corteo, che prende spunto dai versi di una lettera-poesia dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres dal titolo “L’ultima”.
Corsi, fischietti, tintinnio di chiavi, e persino coperchi di pentole: tutto per fare rumore e protestare contro la violenza sulle donne.
Ad affiancare questa risposta popolare anche il centro antiviolenza Thamaia, impegnato nella promozione di una migliore qualità di vita per le donne e i minori che affrontano situazioni di violenza domestica.
“Non una di Meno” hanno lanciato un messaggio chiaro: “Siamo qui perché migliaia di donne hanno raccontato di denunce che sono state sminuite e liquidate dalla polizia: abusi di molestie, stalking e violenza domestica. Siamo qui perché un passante ha visto Filippo picchiare Giulia, ha chiamato i carabinieri, che però non sono mai arrivati. Siamo qui perché oggi in Senato, durante la discussione sulla violenza di genere, l’aula era vuota“.
“Sorelle, compagne e amiche, oggi siamo qui per Giulia, siamo qui per Rita, siamo qui per tutte – hanno continuato. Se non è successo a noi è solo per una questione di fortuna. Siamo qui perché il perché il patriarcato non ci dice solo come dobbiamo vivere, ma anche come dobbiamo soffrire. Elena, la sorella di Giulia è in una gogna mediatica per essere stata lucida e per aver additato con consapevolezza i responsabili, al plurale, dell’assassinio della morte di Giulia. Siamo qui, prima della giornata internazionale contro la violenza maschile, perché ci vogliamo contare da vive“.
Il corteo ha continuato la sua protesta sotto la prefettura di Catania, per poi marciare fino a Piazza Federico di Svevia (Piazza Castello Ursino).