“Non possiamo essere gli amici, i devoti, i concittadini di Rosalia e violentare il suo corpo e la sua casa”.
Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice durante la messa seguita all’Acchianata delle Rosalie, facendo riferimento allo stupro di gruppo avvenuto a Palermo lo scorso mese.
Evidenziando come “in città, nell’aria, si respira un’inquietudine e una pesantezza sociale”, mons. Lorefice ha affermato che “ogni giovane donna è Rosalia” che va preservata e rispettata.
Durante l’omelia, l’arcivescovo di Palermo ha fatto cenno anche all’emergenza roghi che ha interessato varie zone del capoluogo siciliano e che ha “travolto l’ambiente naturale che cinge come grembo ridente la città di Rosalia e che ora ci appare come grembo sfiorito, arido”.
Rivolgendosi ancora alla folla, Monsignor Lorefice non ha saputo trattenere poi la sua angoscia di fronte alle “vite dilaniate dei giovani presi d’assalto da incauti mercanti di superalcolici e da accaniti spacciatori di crack, venditori di una felicità contraffatta che stravolge i sentimenti, corrode la mente e i distrugge i corpi. Siamo ancora sbigottiti dalle immagini del branco che si accalca attorno a una ragazza condotta al Foro Italico per lacerarla nel corpo e nell’anima. Un manipolo di giovani, accomunati dal delirio di onnipotenza virile, che si avventa su di lei come fosse carne da preda. Epilogo del fallimento formativo di noi adulti, delle fondamentali agenzie educative della società”.
Dure le parole dell’arcivescovo palermitano, che suonano come un monito da non sottovalutare.