Santa Lucia, “ù jurnù chi ù curtu cà c’è in tuttu l’annu”

Santa Lucia, la santa della luce celebrata a Palermo

La festa di Santa Lucia, celebrata il 13 dicembre, è un evento di profonda importanza a Palermo, città che ne onora la memoria con una serie di tradizioni culinarie e manifestazioni religiose.

Da secoli infatti la venerazione di Santa Lucia, la vergine siracusana considerata protettrice degli occhi, è radicata nella cultura siciliana e palermitana, con numerosi luoghi di culto dedicati a lei.

Il nome Lucia deriva da “Lucius, che significa “promessa di luce”, sottolineando il legame della Santa con la luce e la vista. Patrona di Siracusa, città in cui nacque, e protettrice di Santa Lucia del Mela, è venerata in tutta la Sicilia, in particolare a Palermo.

La storia di Santa Lucia narra la sua nascita nel III secolo d.C. in una nobile famiglia cristiana. Dopo aver ottenuto la guarigione di sua madre per intercessione di Sant’Agata, decise di consacrarsi a Dio. La sua fede la portò al martirio sotto la persecuzione di Diocleziano a Siracusa nel 304 d.C. Durante il suo processo, Santa Lucia professò con fermezza la sua fede cristiana. Tradizionalmente, si dice che i suoi occhi furono strappati durante il martirio, ma negli atti della sua vita non è menzionato tale tormento.

La devozione a Santa Lucia si è diffusa ampiamente, diventando patrona dei ciechi, degli oculisti e degli elettricisti, invocata contro le malattie degli occhi.

Ancora oggi sono tantissimi i palermitani che venerano Santa Lucia, ma forse pochi di loro sanno che oggi 13 dicembre è anche “il giorno più corto dell’anno” E tu?

Scopri perché, continuando a leggere.

Moto di rivoluzione della Terra Foto credit https://depositphotos.com

Santa Lucia è “ù jurnù chi ù curtu cà c’è in tuttu l’annu”

Il giorno di Santa Lucia coincide con un evento astronomico importante. Se, infatti, originariamente, la data della festa coincideva con il 25 dicembre secondo il calendario giuliano, a causa dello sfasamento con l’anno solare e il calendario tropico, venne spostata al 13 dicembre.

Giulio Cesare nel 45 a.C. creò un calendario con un anno di 365 giorni e 6 ore, con un giorno extra ogni 4 anni (anno bisestile). Tuttavia, questo calendario perdeva circa 11 minuti ogni anno, facendo sì che le date degli equinozi e dei solstizi si spostassero all’indietro nel tempo.

Per ripristinare l’equinozio di primavera al 21 marzo, papa Gregorio XIII, nel 1582, decise di correggere il calendario giuliano, eliminando 10 giorni e inserendo venerdì 15 ottobre come giorno successivo al giovedì 4 ottobre 1582. Questa modifica comportò anche lo spostamento del solstizio invernale, che prima cadeva un po’ prima del 13 dicembre, al 22 dicembre.

Questo giorno è associato al periodo di inizio dell’incremento della luce diurna, simboleggiando la fine dell’oscurità invernale. Ed è per questo che, come afferma un antico proverbio contadino, il giorno di Santa Lucia è “chi ù curtu cà c’è in tuttu l’annu (il giorno più corto dell’anno).

Corto o no, a Palermo si tratta di un giorno da festeggiare con stile e tradizione, ecco come i palermitani celebrano Santa Lucia.

Santa Lucia a Palermo, tra cuccia e arancine

È festa a Palermo nel giorno di Santa Lucia, una vera occasione per tramandare alcune tradizioni culinarie e non solo.

Tra preghiere, filastrocche e rituali, i palermitani attendono il 13 dicembre per preparare e consumare la classica “cuccia”, il dolce tradizionale con ricotta e cannella arrivato a Palermo con un bastimento carico di grano, invocato dalla Santa per sfamare la città afflitta dalla carestia.

Come tradizione vuole, in questa giornata, si evita di consumare prodotti a base di farina, preferendo riso, legumi e verdure e offrendo le tipiche “panelle di ceci” e “crocchè,” le friggitorie diventano protagoniste del giorno.

Non possono mancare le “arancine” a base di riso e ripiene di ragù e il “grattò,” uno sformato con patate bollite, caciocavallo o tuma, e insaccati locali.

Insomma un’occasione per allietare sia i cuori che le papille gustative e lasciarsi coinvolgere da una festa che sa unire storia, devozione religiosa e tradizioni gastronomiche che riflettono la ricchezza culturale e spirituale della città.