Catania, alla fine di ogni gennaio, si prepara ad accogliere la festa più attesa dell’anno: la celebrazione di Sant’Agata, la patrona della città. L’atmosfera è già impregnata di festività, con luminarie che decorano le strade e l’odore avvolgente di dolci e prelibatezze che permea l’aria. Tuttavia, tra le tradizioni che hanno caratterizzato la festa nel corso dei secoli, una in particolare ha catturato l’immaginazione di molti: le misteriose ‘Ntuppatedde.
Queste figure enigmatiche, che un tempo solcavano le strade catanesi nei pomeriggi del 4 e 5 febbraio, erano donne, proveniente da ogni ragno sociale, avvolte in grandi mantelli, il volto completamente celato per preservare l’anonimato. Accettavano dolci e regali da corteggiatori occasionali, ma senza mai rivelare la propria identità, mantenendosi nascoste dietro veli forati in corrispondenza degli occhi. Il termine “ntuppatedde” deriva dal siciliano “tuppa“, la membrana che chiude il guscio delle chiocciole, evocando l’idea di qualcosa che si nasconde.
Storia e significato della figura delle ‘Ntuppatedde
Inizialmente praticata nel lontano 1800, questa tradizione venne abbandonata nel 1868 per ragioni morali e di sicurezza. Tuttavia, nel 2013, questa tradizione è stata ripresa, in modo religioso e festoso dall’artista e performer Elena Rosa. È così, negli ultimi anni, le ‘Ntuppatedde sono ritornate per le vie di Catania, danzando in città con rossi fiori in mano, simboleggianti la loro rinascita e la loro libertà.
Delle ‘Ntuppatedde ha scritto pure Giovanni Verga, nel suo racconto “La coda del diavolo,” dove descriveva il costume di queste donne nel 1877, sottolineando la combinazione di eleganza e mistero che le caratterizzava. Esse rappresentavano un ribaltamento dei ruoli sociali e delle convenzioni dell’epoca, permettendo alle donne di affermare la propria libertà e i propri diritti in un contesto in cui le loro occasioni di svago erano limitate.
Le ‘Ntuppatedde oggi
Queste figure misteriose erano malviste nella Sicilia dell’epoca, assimilate alle streghe della tradizione popolare. Tuttavia, la loro riapparizione simbolica ha portato con sé un nuovo significato: un atto di emancipazione femminile e un richiamo alla libertà individuale.
Il gruppo di giovani donne che oggi incarnano le ‘Ntuppatedde è variegato e inclusivo: La loro danza accanto alle candelore il 3 febbraio suscita curiosità e stupore, ma anche un richiamo a tutte le donne di unirsi a loro.
Il legame con Sant’Agata è evidente: la patrona donna di Catania rappresenta la lotta per la libertà e l’emancipazione femminile. Le ‘Ntuppatedde incarnano questo spirito di ribellione, offrendo un modo per le donne moderne di sentirsi libere dalle costrizioni maschili, una sfida alle tradizioni obsolete e un’ispirazione per essere mogli, madri, sorelle e figlie libere.