AUTONOMIA DIVISIVA O SOLIDALE?
Dopo l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata, l’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro ha chiesto al Laboratorio socio-politico della Cesi una riflessione sui possibili scenari futuri a livello sociale. Si consegna il testo per una approfondita riflessione all’interno delle nostre realtà ecclesiali.
Autonomia divisiva o solidale?
172 voti favorevoli, 99 contrari e uno astenuto: l’autonomia differenziata è legge. Il provvedimento proposto dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli (Lega), definisce le modalità con cui le regioni potranno chiedere gestire in proprio alcune delle materie su cui al momento la competenza è dello Stato centrale: tra cui sanità e istruzione.
Il testo approvato si concentra sulle procedure per stipulare le intese tra Regioni e Governo, scelta che produce effetti limitativi anche sui rimedi legislativi e giurisdizionali. Le leggi di approvazione delle intese Stato-regioni godono di una particolare resistenza passiva alle modificazioni o abrogazioni che si vogliano introdurre con legge non preceduta a sua volta da intesa.
Il campo della devoluzione si estende a 23 materie e riguarda sia le materie di legislazione concorrente, nelle quali allo Stato spetta la determinazione dei princìpi fondamentali, ma anche le materie di competenza esclusiva dello Stato, toccando la giustizia di pace e persino le norme generali sull’istruzione e la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
Non sono previste, infatti, condizioni per l’accesso all’autonomia differenziata materia per materia. Le Regioni possono chiedere la devoluzione di tutte le 23 materie senza giustificarlo con bisogni specifici del territorio, diversi da quelli generali a causa di condizioni territoriali, sociali, economiche, demografiche, né con gli obiettivi che intendono raggiungere con il decentramento.
Riteniamo che non di questa legge ha bisogno il nostro Paese, ma di interventi strutturali stabili ed efficaci per assicurare a tutti, a cominciare dalle fasce deboli e impoverite, che cerchino di arginare la povertà assoluta e per rinforzare il sistema sanitario nazionale che si prenda cura rapidamente e costantemente di chi soffre.
Il secolo scorso Horace Kallen si pose una domanda “Si può essere uguali e diversi?” La risposta è positiva ma le differenze possono e anzi debbono non devono diventare disuguaglianze. Non può accettarsi una frammentazione della Repubblica in staterelli, con i propri egoismi territoriali in competizione tra loro.
L’unità e indivisibilità della Repubblica passa necessariamente per la solidarietà che prima dei diritti impone ad ogni singolo cittadino, comune e regione il rispetto di una soglia minima di “doveri inderogabili” che dev’essere rispettata.