La celebre “cantantessa” Carmen Consoli, ai microfoni de Il Corriere della Sera, ha affrontato temi cruciali legati all’istruzione e alla tecnologia dal punto di vista di una madre e artista. La 49enne catanese, madre di un bambino di undici anni, ha condiviso le sue riflessioni su studio, scuola e l’influenza della tecnologia nella vita quotidiana.
Consoli ha toccato un tema molto sentito: “A mio figlio dico che c’è il cibo che nutre il corpo e il cibo che ti nutre il cervello. Sarebbe bellissimo se si laureasse. Ma, come dice il mio amico Max Gazzè, con che credibilità diciamo ai nostri figli che lo studio è importante, se poi vedono che un influencer prende 50.000 euro al mese senza fare niente? Oggi se approfondisci sei noioso, la gente non ti segue. In un titolo ci deve essere già tutto, e se è solo una mezza verità non importa.“
L’argomento degli influencer e dei calciatori milionari, che guadagnano cifre astronomiche rispetto a professionisti della ricerca e della cultura, è stato approfondito anche dall’infettivologo Matteo Bassetti: “Fino a quando ci saranno calciatori che guadagnano fino a 1000 o 2000 volte di più di quello che guadagna un medico o un ricercatore scientifico, non si potrà parlare né di progresso né di futuro“, ha commentato Bassetti durante il periodo degli Europei di calcio.
Riguardo alla tecnologia e ai social, Carmen Consoli ha espresso una forte critica: “È una schiavitù: se visualizzi un messaggio e non rispondi la gente si offende. Io non voglio questo strumento attaccato fisso al mio corpo: perché devo essere sempre reperibile? È un ricatto, tutto il sistema ipercomunicativo di oggi è basato su ricatti impliciti. E un ricatto non è qualcosa che ha a che fare con la poesia: ha a che fare con la delinquenza. Esiste la delinquenza materiale e quella spirituale. Abbiamo lottato a lungo per affrancarci da tutto questo. Perché devo dare questo pizzo morale al sistema? Io metto le cose in chiaro: non ne pago pizzo.“
Consoli conclude con una riflessione sulla sua estraneità al sistema tecnologico dominante: “Sono distante, e non per l’età. Mi sarei estraniata anche a vent’anni dal concetto dell’algoritmo che decide per noi, e ci dice dove andare, quali film vedere, chi frequentare, cosa comprare, la musica da ascoltare. La decisione è una facoltà che si rattrappisce. Anche quando ho iniziato c’era il pensiero comune, c’era la televisione: ti dovevi uniformare a quell’algoritmo più rudimentale. Io invece sentivo delle cose, ho solo dato voce ai miei sentimenti.“
Le parole di Carmen Consoli risuonano come un grido di allarme e un invito a riflettere su un sistema che, secondo lei, rischia di impoverire sia culturalmente che spiritualmente le nuove generazioni.