Napoli ricorda Mario Paciolla: "È stato ammazzato, non si è suicidato"
Napoli – A quattro anni dalla tragica morte di Mario Paciolla, si alza nuovamente la voce della famiglia e degli amici. “Mio figlio è stato assassinato”, ripete Pino Paciolla, padre di Mario, mentre annuncia l’opposizione alla seconda richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Roma. In piazza Municipio, davanti alla sede del Comune, si è svolta una manifestazione pubblica in memoria del cooperante dell’Onu morto all’età di 33 anni mentre lavorava in Colombia.
La ricostruzione dei familiari
Guardando indietro, Pino Paciolla ricorda con inquietudine i giorni precedenti la morte di Mario. Il figlio aveva confidato di aver discusso con i suoi superiori e di temere ritorsioni. “Lui ci diceva che aveva litigato con i suoi superiori, che si era messo in un guaio, ci confidava che gliel’avrebbero fatta pagare. Pensavamo fosse una questione di carriera…”
Mario aveva persino previsto il suo rientro in Italia, previsto un mese dopo la scadenza del suo contratto, il 20 agosto. Ma il 14 luglio, solo pochi giorni prima della sua morte, Mario aveva preso decisioni drastiche. “Ha comprato un biglietto aereo, mandato un’email all’ambasciata dicendo che stava lasciando il Paese. Ha chiuso il conto bancario, restituito gli attrezzi ginnici. Non sono situazioni compatibili con un suicidio”, sottolinea Pino.
Il dolore e la rabbia della famiglia
I ricordi della scoperta della morte di Mario sono ancora vivi e dolorosi per Pino. “In maniera molto brutale mi hanno chiamato dicendo: ‘Ho una brutta notizia. Suo figlio è morto’. Ho chiesto come. Mi hanno risposto: ‘Si è suicidato’. A mia moglie hanno aggiunto: ‘Volete la restituzione del corpo?’ Non ho aggettivi per definire tutto questo.”
Il ruolo della politica
Pino non risparmia critiche alla politica italiana. “Quando il fatto è accaduto, il ministro degli Esteri era Luigi di Maio. Ci assicurò il suo appoggio. Ma, da allora, non abbiamo ricevuto comunicazioni. Né da lui né dall’attuale ministro Tajani.” Presenti alla manifestazione anche Anna Motta, madre di Mario, che ribadisce con fermezza: “Mario è stato ucciso. Non dobbiamo più dire che è morto in Colombia.”
La manifestazione
Un centinaio di persone hanno partecipato all’iniziativa, esponendo cartelli con la scritta “4 anni senza Mario”. L’evento è stato promosso da numerose organizzazioni, tra cui Amnesty International Italia e Articolo 21. Laura Lieto, vicesindaca di Napoli, ha portato il saluto del primo cittadino Gaetano Manfredi, affermando: “Siamo vicini a questa famiglia. Il volto di Mario compare sulla facciata del Municipio perché anche l’amministrazione comunale di Napoli chiede Giustizia.”
Il collettivo: "Mario è stato ammazzato"
Tra gli organizzatori della commemorazione, Simone Campora del collettivo Giustizia per Mario Paciolla, ha raccontato gli ultimi momenti di vita del suo amico. “Mario aveva comprato un biglietto pochi giorni prima per tornare a Napoli. Aveva comunicato il suo malessere, era preoccupato. Ma quella preoccupazione non poteva trasformarsi in un gesto estremo.”
Mario Paciolla era in Colombia per curare i rapporti tra le forze Farc e il governo colombiano, un incarico delicato per un esperto e professionista. Tuttavia, oggi, dopo quattro anni, la famiglia e gli amici cercano ancora la verità. “Non si dica più che Mario è morto in Colombia. Mario è stato ucciso in Colombia”, questo è il grido che risuona tra la folla accorsa a Napoli.
L’animo combattivo della famiglia e del collettivo rimane forte, decisi a non lasciar spegnere la luce sulla vicenda di Mario Paciolla, alla ricerca di una giustizia ancora lontana dall’essere ottenuta.