Scandali e sospetti: le Olimpiadi alla stregua del calcio italiano
In un clima di crescente tensione e polemiche, le Olimpiadi di Parigi 2024 sembrano riprodurre la stessa atmosfera di sospetto e contestazione che affligge da tempo la Serie A. Il furto, la vergogna e il complotto diventano le parole chiave di un evento che, da sempre, ha rappresentato valori di fair play e sportività . Questo nuovo scenario, descritto nel recente comunicato stampa di Mario Piccirillo, mette in luce la frustrazione di quanti attendono con ansia la celebrazione dell’agonismo e dell’arte sportiva, ma si ritrovano, invece, ad assistere a un vero e proprio “banchetto del bar sport”.
I problemi non si limitano al calcio, che continua a catalizzare l’attenzione su di sé. La scherma, la boxe e persino il judo si trovano oggi a fare i conti con polemiche che sembrano derivare dalle stesse dinamiche che quotidianamente segnano i campionati di casa. Gli arbitri, di fronte a giudizi spesso contestati, sono diventati i protagonisti di scene che sfuggono al senso originario dei Giochi, sostituendo l’epica olimpica con la frustrazione e il malcontento.
Il comunicato sottolinea come “lo spirito olimpico sia morto”, sottolineando il triste appello lanciato al mondo dello sport: “Dateci la tregua olimpica, ché tanto quella originale delle guerre non se la fila più nessuno”. Di fronte a questa realtà , i protagonisti delle varie discipline si sentono disorientati e impotenti. Momenti di gloria si trasformano in situazioni umilianti quando, ad esempio, atleti come Odette Giuffrida e Manuel Lombardo si vedono privati del loro merito per decisioni contestate, mentre la tecnologia della VAR, tanto ammirata nel calcio, si rivela inadeguata negli sport “minori”.
Il codice di comportamento che tradizionalmente ha distinto le Olimpiadi sembra ora in bilico. C’è una sorta di soddisfazione nel constatare che il fenomeno del sospetto non è esclusivo di una singola nazione, ma è un male globale. Con tanti sportivi che affrontano il peso della contestazione, emerge una domanda inquietante: è possibile che le dinamiche della mediocrità infettino anche manifestazioni storicamente dedicate all’eccellenza?
Di fronte a tali scandali, sopravvive però un certo decoro nello sport, frutto di una tradizione secolare che insegna l’accettazione del risultato, sia esso influenzato da un errore d’arbitraggio o dall’inevitabile fortuna. Questa resistenza è ben rappresentata dalle lacrime di Benedetta Pilato, il cui dolore ha colpito il cuore dei tifosi e degli appassionati, ricordando a tutti noi quanto possa essere fragile la distinzione tra vittoria e sconfitta, tra il talento e l’ingiustizia.
In sintesi, le Olimpiadi di Parigi 2024 si trovano ora a un bivio: da una parte, l’invocazione a recuperare lo spirito olimpico originale; dall’altra, il rischio concreto di rimanere intrappolati in un vortice di sospetti e contestazioni, simile a quel bar sport che ha ormai invaso il panorama sportivo globale. La domanda che resta è se ci sarà spazio per un ritorno ai valori fondamentali del gioco, prima che la bandiera olimpica possa nuovamente issarsi su un palcoscenico degno della sua grandezza.