Il naufragio del ‘Bayesian’: un dramma che riporta alla memoria la Costa Concordia
PALERMO – L’eco del tragico naufragio del veliero ‘Bayesian’, avvenuto lungo la costa palermitana, ha risvegliato nelle menti dei soccorritori ricordi dolorosi e inquietanti. Giuseppe Frison, capo della squadra di sommozzatori dei vigili del fuoco, ha paragonato l’esperienza di recupero dei sette dispersi a quella vissuta in occasione del naufragio della Costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio.
Durante un incontro con i giornalisti a Termini Imerese, Frison ha descritto le emozioni provate durante le sei giornate di immersioni nei fondali di Porticello. “Questo intervento mi ha aperto quel ricordo”, ha dichiarato, sottolineando le somiglianze tra le due tragedie. “Nelle cabine sembrava di rivedere le stesse sensazioni”, ha aggiunto, un riferimento che fa riflettere sui traumi condivisi da chi si occupa di operazioni di recupero in situazioni così devastanti.
Le operazioni di recupero sono state complesse, contrassegnate da sfide logistiche significative: “La profondità ha ridotto i nostri tempi di lavoro”, ha spiegato Frison, evidenziando le difficoltà nel manovrare all’interno del relitto, dove i mobili ribaltati ostacolavano il progresso delle squadre di soccorso. “Abbiamo lavorato con la nostra sistematicità, che abbiamo imparato proprio in quell’intervento dove le dimensioni erano grandissime”, ha aggiunto, rimarcando l’importanza dell’addestramento e dell’esperienza in momenti di crisi.
Le immagini e i suoni di queste operazioni sono stati immortalati in un video che documenta il lavoro dei sommozzatori. Guardarlo è un’esperienza toccante, che mostra il coraggio e la dedizione di coloro che, spesso a fronte di condizioni estreme, si impegnano per portare a casa i dispersi.
La tragedia del ‘Bayesian’ ha, quindi, riaperto ferite mai veramente rimarginate, riportando alla luce l’intensità e il dolore di situazioni simili. La memoria del passato si intreccia con la realtà del presente, creando un legame profondo tra le esperienze vissute e il dovere di onorare la vita, nel caso di chi è andato perduto.
In un contesto così difficile, il lavoro dei sommozzatori non è solo un mestiere, ma una vera e propria missione umanitaria. Il loro impegno, spesso invisibile, racconta storie di speranza e di lutto, collegando le vite di chi resta con quelle di chi è stato tragicamente strappato a questo mondo.