Sharon Verzeni: svelati i nomi dei due minorenni minacciati prima del tragico omicidio!

Identificati i minorenni minacciati dal killer di Sharon Verzeni, crescente preoccupazione per la violenza giovanile

Il caso dell’omicidio di Sharon Verzeni continua a far discutere. Due minorenni, entrambi 15enni di Chignolo d’Isola, sono stati identificati come le vittime di minacce da parte del killer, Moussa Sangare, prima del tragico evento che ha strappato la vita alla 33enne. L’episodio risale alla notte tra il 29 e il 30 luglio, quando i ragazzi hanno incrociato Sangare a Terno d’Isola, località in cui è avvenuto l’omicidio.

Secondo quanto emerso dalle indagini, uno dei minorenni ha confermato le dichiarazioni del reo confesso, descrivendo il momento in cui il killer ha estratto un coltello per minacciarli. “Ha mostrato loro il coltello, per poi allontanarsi in bicicletta”, ha riferito il ragazzo nel corso della sua testimonianza. Passati pochi minuti dall’incontro, Sangare avrebbe cercato un “bersaglio più vulnerabile,” e ben presto ha incrociato il cammino di Sharon, decidendo di mettere in atto quello che lui stesso ha definito un “feeling” durante l’interrogatorio.

Un fatto agghiacciante emerge dalla confessione di Sangare: il coltello usato per commettere il delitto è diventato per lui un “souvenir.” In una conversazione con il giudice per le indagini preliminari di Bergamo, ha dichiarato di non aver buttato l’arma nel fiume perché desiderava tenerla come memoria di ciò che aveva fatto.

Le autorità stanno ora approfondendo le dinamiche comportamentali di Sangare, descritto come un individuo “lucido e con uno stato mentale pienamente integro” dai medici del penitenziario. Questa lucidità è stata notata sia negli attimi precedenti al delitto, sia nelle ore immediatamente successive.

Nonostante la rilevanza del caso, il secondo minorenne sarà ascoltato soltanto nei prossimi giorni, lasciando aperto il dibattito su come prevenire episodi simili in futuro.

Il femminicidio, ancora una volta, solleva interrogativi sulla capacità delle istituzioni di intervenire in situazioni di potenziale violenza. A tal proposito, la deputata del M5S, Stefania Ascari, sottolinea come Moussa Sangare avesse già un passato di rischi seri, essendo stato denunciato dalla madre e dalla sorella per maltrattamenti e violenza domestica. “È impensabile che una persona con tali segnali di pericolosità sociale fosse libera di muoversi,” ha affermato Ascari, aggiungendo che si impegnerà a presentare un’interrogazione al Ministero della Giustizia affinché si indaghino le ragioni per cui le richieste di aiuto della sua famiglia siano state ignorate.

Questo tragico evento non è solo un caso isolato, ma riflette una problematica più ampia che richiede l’attenzione e l’azione collettiva da parte della comunità, delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Solo attraverso il dialogo e interventi mirati sarà possibile evitare che simili tragedie si ripetano in futuro.