Roma in piazza per la Palestina: 7.000 manifestanti contro il "genocidio" israeliano
Il 5 ottobre 2024, un imponente sit-in ha riunito circa 7.000 attivisti a Roma, nonostante le avverse condizioni meteorologiche e i divieti imposti dalle autorità. I manifestanti si sono ritrovati a piazzale Ostiense per protestare contro quello che definiscono un "genocidio" perpetrato da Israele nella Striscia di Gaza. “Noi oggi ribadiamo che ci saremmo stati nonostante il divieto e ci siamo pur sapendo cosa ci aspetta,” ha dichiarato un portavoce dei Giovani palestinesi, sottolineando la determinazione dei partecipanti a far sentire la propria voce.
La manifestazione ha preso avvio con fumogeni e slogan come “Palestina libera, free Palestine,” e con l’intenzione di muoversi in un corteo non autorizzato verso viale della Piramide Cestia. Tuttavia, gli agenti di polizia in tenuta antisommossa hanno bloccato l’accesso alla strada, circondando il sit-in con mezzi e cordoni di sicurezza. “Non ci fermeremo, nonostante i divieti,” hanno aggiunto gli organizzatori, evidenziando le difficoltà incontrate.
Non sono mancate le tensioni, con segnalazioni di un pullman di manifestanti fermato al casello di Pisa, che ha evidenziato le misure preventive adottate dalle forze dell’ordine. “Qui siamo tantissimi, ma è importante dire cosa succede fuori dalla piazza,” ha continuato l’attivista, tracciando un quadro della situazione non solo a livello locale ma anche globale. Secondo i manifestanti, la lotta per la Palestina è interconnessa con altre crisi internazionali, come quelle in Ucraina e Taiwan.
Il sit-in è stato organizzato da un gruppo di associazioni tra cui i Giovani palestinesi e l’Unione Democratica Arabo-Palestinese (Udap), e si inserisce in un contesto di crescente ansia per il 1° anniversario della guerra nella Striscia di Gaza, che ha visto un numero crescente di vittime e distruzioni. “Siamo qui contro il genocidio di Israele, per i 40.000 morti di Gaza,” hanno affermato i leader del movimento, chiedendo una maggiore attenzione da parte della comunità internazionale.
In un contesto sociopolitico complesso, i manifestanti hanno anche criticato l’attuale governo italiano, sostenendo che “il governo Meloni ci sta togliendo i nostri diritti.” Hanno esortato la popolazione a riflettere su un disegno di legge, il ddl 1660, che potrebbe limitare ulteriormente le libertà di manifestazione e sciopero in Italia.
Il corteo non autorizzato, per ora bloccato, riflette una tensione persistente tra diritti civili e repressione, alimentata da conflitti globali e politiche nazionali. I manifestanti, uniti da un obiettivo comune, hanno deciso di fare sentire la loro voce, ricercando solidarietà non solo per la causa palestinese, ma in una lotta più ampia per l’uguaglianza e la giustizia sociale in tutto il mondo.