Nessun vizio di mente per Impagnatiello: la perizia chiarisce la sua responsabilità nell’omicidio di Giulia Tramontano
BOLOGNA – I recenti esiti della perizia psichiatrica sul caso di Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano, non lasciano spazio a interpretazioni: l’uomo non soffriva di alcun disturbo mentale al momento del delitto. Questo è quanto è emerso dallo studio condotto dallo psichiatra forense Pietro Ciliberti e dal medico legale Gabriele Rocca, periti incaricati dalla Procura di Milano. “Non vi sono elementi per ritenere che al momento del fatto trovino applicazione i requisiti psichiatrici per ritenere un vizio di mente parziale o totale”, si legge nel documento depositato, ora in attesa di discussione durante l’udienza prevista per lunedì 21 ottobre.
La tragica vicenda risale alla notte del 27 maggio 2023, quando Impagnatiello, 31 anni, ebbe un acceso conflitto con Giulia, incinta di sette mesi. Dopo aver scoperto il tradimento del partner, la giovane si era confrontata con l’amante di lui, una collega che lavorava nel loro stesso bar. Da quel momento, il fragile equilibrio della loro relazione collassò miseramente.
Secondo le indagini, l’omicidio sarebbe stato premeditato. Già nei mesi precedenti, Impagnatiello avrebbe tentato di interrompere la gravidanza somministrando all partner dosi di veleno per topi, un particolare che ha contribuito a farlo accusare di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. Anche il tentativo di occultare il corpo di Giulia nel garage per due giorni prima di trasportarlo in un luogo isolato conferisce al suo comportamento un carattere di assoluta malvagità, da cui i futili motivi. L’ergastolo è una delle possibili pene che lo attendono, significando così che la gravità del reato non potrà essere sminuita da eventuali motivi di clemenza legati a qualsiasi disturbo psichico.
Dalla difesa di Impagnatiello era stata ipotizzata la presenza di un disturbo “paranoide” della personalità, ma i risultati della perizia hanno ben presto messo fine a questa argumentazione. “Ero un vaso completamente saturo di bugie e di menzogne”, ha dichiarato l’imputato in aula durante la primavera, quasi a voler giustificare le sue azioni. Tuttavia, le evidenze psichiatriche fornite dai consulenti non giustificano in alcun modo le sue decisioni.
Questa vicenda, come molte altre, non fa altro che riportare alla luce il dramma del femminicidio e le sue innumerevoli sfaccettature. L’assenza di vizi mentali nel colpevole non solo sottolinea la sua lucidità al momento del crimine, ma evidenzia anche la necessità di un’approfondita riflessione culturale su tematiche di violenza di genere che, purtroppo, continuano a colpire la nostra società.
Mentre ci avviciniamo alla prossima udienza, la comunità attende non solo una sentenza giusta, ma anche un cambiamento sostanziale nella lotta contro la violenza sulle donne.