L’Iran: “Sinwar è un martire. La sua morte rafforzerà lo spirito di resistenza”
Roma, 18 ottobre 2024 – In un contesto di crescente tensione nel Medio Oriente, la missione iraniana presso le Nazioni Unite ha rilasciato dichiarazioni significative riguardo alla morte di Yehya Sinwar, leader di Hamas. La posizione dell’Iran è chiara: la scomparsa di Sinwar non rappresenta una sconfitta, ma un simbolo di resistenza e ispirazione per le future generazioni.
Secondo il comunicato, la missione iraniana ha paragonato la morte di Sinwar a quella di Saddam Hussein, evidenziando come il noto ex leader iracheno sia stato catturato in una situazione umiliante e disperata. “Quando le forze statunitensi tirarono fuori Saddam da un buco sotterraneo, lui implorò per la sua vita. Sinwar, al contrario, è morto combattendo, in tenuta da battaglia e alla luce del sole”, ha affermato un rappresentante iraniano. Questo contrasto, secondo Teheran, contribuisce a rafforzare l’immagine di Sinwar come un simbolo di resistenza, opposto all’iconografia di sconfitta e paura associata a Saddam.
“Il martire Sinwar diventerà un modello per i giovani e i bambini, che porteranno avanti il suo percorso verso la liberazione della Palestina”, ha proseguito il comunicato. L’Iran sottolinea l’importanza della figura di Sinwar nel contesto di una resistenza continuativa contro ciò che considera occupazione e aggressione, promuovendo l’idea che “finché esisteranno occupazione e aggressione, la resistenza durerà”.
Queste affermazioni giungono in un momento in cui il Premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che “la guerra a Gaza non finisce con la morte di Sinwar”, segnando un ulteriore incremento delle tensioni nella già complessa geopolitica della regione.
La risposta iraniana si propone di galvanizzare coloro che già si oppongono all’occupazione, sfruttando l’immagine di Sinwar per infondere nuovo vigore a un movimento di resistenza che continua a cercare spazi politici e militari di azione.
Con la situazione in Medio Oriente in continua evoluzione e le alleanze diplomatiche sempre più fragili, le parole della missione iraniana potrebbero risuonare profondamente nel contesto di un conflitto che sembra destinato a rimanere aperto e irrisolto.