Nuovo processo per il femminicidio di Lorena Quaranta: il padre chiede giustizia
Il dramma di Lorena Quaranta, uccisa brutalmente dal fidanzato Antonio De Pace nel marzo del 2020, torna alla ribalta con un nuovo processo ordinato dalla Corte di Cassazione. A parlare è Vincenzo Quaranta, il padre della ventisettenne, che esprime la sua fiducia nei giudici di Reggio Calabria, indicando in modo particolare il ruolo di una presidente donna, e affermando: “Mi affido a loro per avere giustizia, per mia figlia e per tutte le donne.”
Il caso ha destato scalpore non solo per la gravitĂ del delitto, ma anche per le attenuanti avanzate in corso di giudizio. Infatti, nel primo grado di giudizio, la Corte d’Assise d’Appello di Messina ha condannato De Pace all’ergastolo, ma successivamente è emersa l’idea di considerare lo stress da Covid come una possibile attenuante nella pena. La Procura generale di Reggio Calabria ha richiesto 24 anni di carcere, e la sentenza definitiva è attesa per il 27 novembre.
Vincenzo Quaranta, durante un’intervista, accusa l’assenza di giustizia in un caso che ha segnato profondamente la sua vita e quella della comunitĂ . Secondo lui, non ci sono giustificazioni per l’atto di violenza perpetrato dal fidanzato della figlia. “Non era nĂ© malato mentale, nĂ© c’era alcuno stress. La sera lui usciva, andava a giocare con la Play. E la vita che ha tolto?” chiede retoricamente il padre, sottolineando la necessitĂ di una risposta dalla giustizia.
Il racconto di Lorena e della sua vita accanto a De Pace fa emergere segni di un rapporto possivelmente tossico. I messaggi trovati sul cellulare di Lorena rivelano comportamenti violenti e un profondo senso di inferiorità da parte di De Pace. “Lei lo incoraggiava in tutto. Ha fatto tutto per lui.” La battaglia di Vincenzo Quaranta non si limita alla memoria della figlia, ma si allarga a una lotta per tutte le donne che patiscono violenze e femminicidi.
La violenza di cui è stata vittima Lorena non è un caso isolato, come evidenziato dai drammatici dati sui femminicidi in Italia. “Sono 90 i femminicidi dall’inizio del 2024 a oggi,” afferma una giornalista durante il dibattito, portando alla luce eventi recenti che rivelano la gravitĂ della questione. Il Procuratore di Tivoli, Francesco Menditto, sottolinea l’importanza di riconoscere i segnali di rischio nei rapporti: “Il controllo ossessivo, la gelosia, il controllo del cellulare sono segnali di allerta.”
Menditto propone l’idea di istituire un reato specifico per il femminicidio, sottolineando come la terminologia possa aiutare a meglio definire e colpire questo fenomeno sociale. L’attuale giurisprudenza, che tende a giustificare gli autori di tali crimini con scusanti come la stanchezza o l’alcol, è fonte di preoccupazione. “La pena giusta per Lorena e per tutte le donne deve essere l’ergastolo,” chiosa Vincenzo Quaranta, esprimendo la profonda ferita lasciata dalla perdita della figlia.
In un’epoca in cui il rispetto per le donne e i bambini dovrebbe essere il cardine della societĂ , Quaranta esorta le persone a estendere un “tappeto rosso” per le donne. La sua storia è un richiamo alla giustizia, alla sensibilizzazione e alla lotta contro una violenza che troppo spesso rimane invisibile ma che colpisce con forza devastante.