Ostellari: "Sull’immigrazione decide la politica, non la magistratura"
ROMA – In un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, ha rilasciato dichiarazioni forti e significative riguardo alla gestione delle politiche migratorie in Italia. “La politica deve poter decidere. Questo è il punto, non un altro,” ha affermato, sottolineando il ruolo centrale del governo nella formulazione della lista dei "Paesi sicuri".
Ostellari ha chiarito che tale elenco non è il risultato di opinioni individuali, ma deriva da “una valutazione tecnica e di intelligence”, e non da figure politiche come Alfredo Mantovano o Carlo Nordio. Con queste parole, il sottosegretario ha voluto mettere in chiaro che i confini tra i vari poteri dello Stato devono essere rispettati. “Mi pare che una volta di più qualcuno si spinga a compiti che non sono i suoi," ha aggiunto, indicando la necessità di una chiara divisione dei ruoli tra politica e magistratura.
In merito alla reazione di alcuni membri della magistratura, Ostellari ha auspicato che “la parte maggioritaria della magistratura che di solito rimane in silenzio” possa uscire allo scoperto, contribuendo attivamente al dibattito senza compromettere la propria indipendenza. Critica e preoccupazione emergono nei suoi commenti riguardo a comportamenti che potrebbero sfociare in conflitti di interesse tra i poteri dello Stato. “La politica vorrebbe stabilire quali sono i Paesi sicuri e l’ordine giudiziario rivendica la possibilità di intervenire con decisioni divergenti. In questo vedo un paradosso,” ha affermato.
Infine, Ostellari ha toccato una nota personale e politica, evidenziando la sua preoccupazione per le affermazioni di certi magistrati circa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, definita addirittura “un pericolo” in una comunicazione interna. “Noi non pensiamo che la magistratura sia contro il governo,” ha ribadito, ma l’uscita di dichiarazioni così pesanti suscita legittima indignazione.
Le parole di Ostellari non solo rispecchiano le tensioni esistenti tra il governo e la magistratura, ma pongono anche interrogativi sulla futura direzione delle politiche migratorie e sul modo in cui le istituzioni italiane dovrebbero interagire. Un tema caldo che continuerà sicuramente a far discutere.