Un milione di dollari per ogni ostaggio | Netanyahu gioca la carta finale o è solo una mossa disperata?

“Un milione di dollari per ogni ostaggio”: l’ultima offerta di Netanyahu ad Hamas

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avanzato una proposta sorprendente nell’ambito del complicato negoziato per il rilascio degli ostaggi. In base a un accordo che ha destato attenzione, Israele sarebbe disposto a pagare un milione di dollari per ciascuno degli ostaggi sequestrati il 7 ottobre scorso. Questo nuovo scambio implica anche che i sequestratori e le loro famiglie possano lasciare Gaza, evitando così la cattura.

La proposta, rivelata in un comunicato pubblicato il 5 novembre 2024, è stata discussa in una riunione del gabinetto di sicurezza di domenica scorsa. Durante l’incontro, è emersa la decisione di tentare una via diplomatica per risolvere una delle crisi più ardue per il governo israeliano. Il funzionario israeliano che ha confermato i dettagli dell’accordo ha sottolineato che la sicurezza delle famiglie degli ostaggi è una priorità.

Tuttavia, le possibilità di un vero progresso rimangono incerte. David Barnea, direttore del Mossad e capo del team negoziale israeliano, ha comunicato alle famiglie degli ostaggi che attualmente le chance di un accordo sono “molto scarse”. Barnea ha spiegato che non ci sono state risposte formali né dalla mediazione del Qatar né da quella egiziana. La mancanza di una risposta ufficiale da parte di Hamas complica ulteriormente la situazione.

L’eroico tentativo di Netanyahu di risolvere la questione degli ostaggi attraverso un accordo monetario rappresenta una strategia audace, ma anche rischiosa. La reazione di Hamas è attesa con ansia, e gli sviluppi futuri potrebbero avere un impatto significativo non solo sulla vita degli ostaggi, ma anche sulla stabilità della regione e sulle relazioni tra Israele e i gruppi militanti di Gaza.

Con la pressione che continua a crescere e il tempo che scorre, il governo israeliano si trova a un bivio decisivo. L’opinione pubblica, le famiglie degli ostaggi e la comunità internazionale osservano con grande attenzione gli sviluppi di questa delicata trattativa, che rappresenta una delle sfide più complesse in un contesto già altamente esplosivo.